Che cosa determina il valore di un NFT?
È la domanda che i collezionisti d’arte “analogica” si pongono spesso. Com’è possibile che un’opera d’arte digitale, e quindi immateriale, abbia un valore economico, anche elevato?
Gli elementi che influiscono sul valore economico di un’opera d’arte digitale sono cinque: immaterialità, ownership, rarità, liquidità e utilità.
Ogni quarto venerdì del mese a partire da oggi, ne approfondiremo la conoscenza di ciascuno di essi e proveremo a raccogliere le riflessioni che ci propongono:
1. Immaterialità
L’immaterialità, per un’opera d’arte, è una debolezza o è un punto di forza?
Per comprendere questo aspetto è necessario pensare alla percezione che noi esseri umani abbiamo del materiale e del digitale.
Un’opera materiale ha un peso, una consistenza, una struttura, coinvolge tutti i nostri sensi percettivi, ma soprattutto condivide con noi esseri umani un elemento fondante dell’esperienza di vita: la sua fragilità, una mutevolezza nel tempo, sino a corrompersi.
Questa matrice comune agevola il rapporto con gli oggetti materiali, che esistono in un ecosistema che ben conosciamo e di cui facciamo esperienza tutti i giorni della nostra vita.
Il digitale è un’altra cosa: si sottrae alla percezione materiale e – tendenzialmente – non muta con il passare del tempo.
Forse anche per questo motivo ci risulta più difficile apprezzare e valorizzare pienamente un’opera che non vive la propria essenza nella materia.
Ma è veramente così, o è solo una falsa percezione?
Di un’opera d’arte “analogica”, che cosa apprezziamo? Pensiamo ad un quadro: ci colpiscono la qualità della tela, la brillantezza dei colori? Se lo scomponessimo nei suoi elementi costruttivi, presi singolarmente, avrebbero questi lo stesso valore? Ogni singola goccia di colore di un quadro di Pollock, la tela di Fontana senza il taglio, avrebbero un valore anche minimamente comparabile con l’opera?
Il genio artistico sta nella trasformazione dell’esperienza interiore in opera: i colori e le tele sono solo il supporto per dare corpo e materia all’intuizione artistica, ma non sono l’opera.
Non possiamo forse dire la stessa cosa per le opere d’arte digitali? Il solo fatto che non siano composte di elementi materiali le rende forse meno artistiche?
Gli NFT, e il movimento artistico digitale che si è formato negli ultimi anni, al netto delle attività speculative, ci danno un’occasione per riflettere sul concetto di arte e, forse, provocandola con la dematerializzazione, ci consentono di riscoprirne l’essenza profonda, ci invitano a scoprire nuove forme di fruizione, slegate dalla risonanza diretta tra il corpo materiale dell’opera e il nostro corpo fisico.
Proprio grazie alla tecnologia che li sostanzia, un NFT, e l’opera d’arte digitale collegata, propongono un’interazione e una durata della fruizione differenti, una relazione differente, e prima impensabile, con l’opera e con l’artista, un legame capace di influenzarne il valore e, infine, fatto che per un legal tech addicted può risultare quasi altrettanto stimolante, consentono l’attivazione di funzionalità interattive e la gestione di diritti in modo totalmente innovativo.
Pensare, infine, che un’opera d’arte possa essere contemporaneamente digitale o analogica pone l’accento, oggi come non mai, sul vero contenuto espressivo della creazione artistica, come insegna Damien Hirst, che ha realizzato centinaia di opere d’arte nella duplice forma, lasciando al collezionista la decisione se acquistare l’una oppure l’altra, sapendo che scegliere l’opera digitale avrebbe comportato la distruzione di quella analogica, e viceversa…