La Cittadinanza Digitale tra Responsabilità e Diritti

Il cittadino digitale è una persona che padroneggia le competenze per la cultura democratica al fine di essere in grado di impegnarsi in modo competente e positivo con le tecnologie digitali in evoluzione; di partecipare attivamente, continuamente e responsabilmente alle attività sociali e civiche; di essere coinvolto in un processo di apprendimento permanente (in contesti formali, informali e non formali) e impegnarsi a difendere continuamente i diritti e la dignità umani”.

Così il Consiglio d’Europa, nel documento Recommendation CM/Rec(2019)10 of the Committee of Ministers to member States on developing and promoting digital citizenship education, introduceva la definizione di cittadinanza digitale, richiamando l’attenzione sulla necessità di fare del mondo digitale un ambiente fondamentale per i processi e le pratiche democratiche.

Ma come si sviluppa la cittadinanza digitale? Quali sono gli strumenti del cittadino digitale? Quali le sfide?

Gli strumenti: competenza e responsabilità

In un mondo altamente interconnesso e digitalizzato (soprattutto a seguito della pandemia) c’è sempre di più la necessità di individuare e definire i contorni della cittadinanza digitale, che non è composta solamente da diritti (come invece indicato dall’introduzione alle linee guida AgID in materia) bensì e soprattutto da competenze e responsabilità.

La cittadinanza digitale sarà così un continuo percorso di crescita: non è sufficiente, infatti, saper usare il servizio tecnologico di volta in volta offerto dal mercato (e quindi ad esempio saper scaricare ed accedere a una determinata app), ma è necessario e fondamentale acquisire competenze ad ampio spettro sul mondo tecnologico e su come la nostra vita si sviluppa all’interno di esso. Saranno così sempre più necessarie competenze non solo tecniche, ma anche emotive, giuridiche, cognitive e sociali.

Solo con le corrette competenze il cittadino digitale sarà poi in grado di agire responsabilmente, partecipando alla vita sociale e civica.

I diritti del cittadino digitale

I diritti della cittadinanza digitale non si limiteranno, così, ai diritti riconosciuti espressamente dal Codice dell’Amministrazione digitale, ma dovranno essere intesi in senso esteso: essi hanno la particolarità di non potersi definire diritti semplicemente acquisiti, laddove l’azione responsabile sopra descritta dovrà essere volta, continuamente, a tutelare i diritti già riconosciuti dall’Ordinamento. I diritti della cittadinanza digitale sono diritti in movimento.

Il cittadino digitale non avrà solo diritto ad accedere ai servizi online in maniera semplice, sicura e veloce (diritto all’uso delle tecnologie, Identità digitale, accessibilità di siti web e applicazioni mobili), ma avrà il compito di agire responsabilmente per tutelare e vigilare su tutti i diritti che, sebbene già riconosciuti, potrebbero essere oggetto di particolari lesioni nel mondo digitale: si pensi al diritto alla data protection, al diritto alla libertà di espressione, ma anche al diritto alla non discriminazione e alle pari opportunità.

Il cittadino digitale può abbattere il gender gap

È con riferimento al diritto alla non discriminazione ed alle pari opportunità che la cittadinanza digitale gioca e giocherà sempre più un ruolo fondamentale.

Il World Economic Forum ha riconosciuto, nel Global Gender Gap Report 2021, come la pandemia COVID-19 abbia sollevato nuove barriere di fronte alla costruzione di economie e società inclusive e prospere, evidenziando come i divari di genere preesistenti abbiano amplificato la crisi in modo asimmetrico tra uomini e donne; secondo le analisi svolte, la Gender Equality individuata come obiettivo globale per il 2030 potrà essere raggiunta, di questo passo, solamente tra 136 anni. A ciò si sommano i dati locali, che vedono l’Italia posizionarsi al sessantatreesimo posto nel ranking dei Paesi che si stanno avvicinando all’obiettivo.

Lo sviluppo della cittadinanza digitale diviene oggi quantomeno necessaria e fondamentale se analizziamo i dati anche nella prospettiva dello sviluppo delle nuove tecnologie: dal 2015, ad esempio, si è osservato un aumento del 458% per gli investimenti nello sviluppo di progetti sull’intelligenza artificiale (come evidenziato nell’Artificial Intelligence Index Report 2021 dell’Università di Stanford). L’incremento dell’utilizzo di tale tecnologia ci pone di fronte al tema fondamentale dell’uso consapevole della stessa, non solo per evitare il propagarsi di bias, ma anche e soprattutto per cercare di rendere tale tecnologia (come tutti gli altri strumenti a nostra disposizione) funzionale agli obiettivi democratici di integrazione e inclusione.

È così che l’acquisizione delle competenze del cittadino digitale diviene essenziale, sia per riconoscere eventuali squilibri del sistema, sia per prevenire ed agire a tutela dei diritti; il cittadino digitale è un soggetto responsabile, in grado di usare consapevolmente gli strumenti tecnologici a sua disposizione, per evitare la violazione di diritti e, più precisamente, per agire proattivamente nel rispetto degli stessi. Accrescere le competenze del cittadino digitale permette di avere una leva in più per costruire economie più resilienti e paritarie, applicando una lente di genere alla riqualificazione e alla ridistribuzione: incorporare la parità di genere nell’uso delle tecnologie è un passo fondamentale per centrare l’obiettivo, cercando di accelerare il passo per non dover aspettare altri 136 anni.

L’equilibrista dell’epoca moderna

Essere cittadino digitale significa sapersi tenere in equilibrio in un mondo in continuo e veloce cambiamento, sapersi destreggiare tra le insidie della rete e dei suoi derivati (si pensi all’uso dei social media, definiti una “FEGATURA” nel celebre manifesto di Jaron Lanier “Dieci ragioni per cancellare subito i tuoi account social”) cercando di sfruttare – e non di soccombere – tutti gli strumenti a disposizione per innescare un cambiamento positivo, a beneficio dell’umanità.

Essere cittadino digitale significa avere prima di tutto competenze e responsabilità, e poi diritti. Ecco perché la cittadinanza digitale corrisponde, se vogliamo, anche ad un ossimoro: il concetto di digitale richiama la velocità, la velocità dei servizi, l’immediatezza della connessione, la rapidità con la quale scarichiamo un’applicazione, ad esempio; il concetto di cittadinanza invece richiede tempo per svilupparsi, soprattutto in questo caso, dove è necessario, per potersi definire effettivamente cittadini digitali, apprendere e sviluppare competenze che vanno al di là dell’essere in grado di utilizzare un’applicazione.

La cittadinanza digitale richiede tempo per svilupparsi, ma il progresso tecnologico non rimane ad aspettare: la formazione e l’acquisizione di competenze è quindi oggi quanto mai urgente.

Insomma, abbiamo gli strumenti (ne avremo sempre di più e sempre più performanti) per migliorare l’umanità, ma per farlo è necessario conoscere le problematiche sottese alla digitalizzazione della società, per poter agire e partecipare attivamente e responsabilmente ai cambiamenti in atto.

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Valentina De Nicola

Valentina De Nicola

Nata a Venezia, si è laureata presso l’Università degli studi di Padova presentando una tesi in diritto penale d’impresa dal titolo “Gruppo d’impresa e D.Lgs. 231/2001: problemi e prospettive”. Dopo la laurea ha svolto il praticantato ed è stata abilitata al patrocinio, continuando ad approfondire il tema dei modelli organizzativi che l’hanno progressivamente avvicinata alla materia della data protection. È stata privacy consultant presso una primaria società di consulenza, sviluppando progetti di compliance per società private e pubbliche amministrazioni. È stata abilitata alla professione forense nel 2019, ed è iscritta all'Albo degli Avvocati di Venezia dal 2021, è certificata privacy specialist secondo la norma UNI ISO 11697:2017 presso AICQ SICEV, e sta continuando il suo percorso di specializzazione ultimando il Master di II livello in “Responsabile della protezione dei dati personali: Data Protection Officer e Privacy Expert” presso l’Università di Roma Tre; è interessata allo sviluppo di sistemi di gestione aziendali e nel tempo libero si dedica alla musica e alla lettura.