Pubblicità e crypto-asset, cosa cambia dal 23.3.23?

Nell’attesa della tanto agognata entrata in vigore del Mica, gli operatori del settore crypto scontano le conseguenze di una non corretta e coordinata regolamentazione che valorizzi il respiro internazionale e dematerializzato dei crypto-asset. 

Intercettando questa esigenza, sempre più pressante e secondo le modalità regolamentari proprie, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) ha modificato l’art. 27 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, estendendolo alla categoria dei crypto-asset. 

 

Ma cos’è l’IAP?  

È un’organizzazione italiana senza scopo di lucro, fondata nel 1966, che ha come obiettivo principale la tutela dei consumatori nella comunicazione pubblicitaria. 

L’IAP è un’istituzione che si basa sulla volontarietà delle aziende ad aderirvi e a rispettare le norme etiche e le regole di condotta previste dal Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, che costituiscono lo strumento principale di autodisciplina del settore pubblicitario italiano. 

L’art. 27 relativo alle “operazioni finanziarie e immobiliari” dal prossimo 23 marzo indicherà alcune regole specifiche per la corretta  pubblicità delle cripto-attività, quali gli obblighi informativi e di chiarezza del messaggio pubblicitario, con particolare attenzione all’elevato grado di rischio finanziario o il pericolo di frodi.   

L’intervento dello IAP è teso a colmare un vuoto normativo lasciato dai tempi necessari per la conclusione del percorso normativo del Regolamento europeo sulle cripto attività (c.d. “Regolamento Mica”), che diventerà applicabile a partire dal 2024. 

Inserendo quindi i crypto-asset nell’articolo 27 del Codice, lo IAP si è assunto la responsabilità di regolamentare tutti i servizi e i prodotti relativi all’interscambio o la valorizzazione di crypto-asset come “operazioni finanziarie”, proponendo così un’interpretazione prudenziale ed estensiva del dettato normativo del Mica. In quest’ultimo infatti gli NFT, a meno di modifiche dell’ultimo minuto del testo del Regolamento, non assumono un chiaro e sicuro inserimento nel perimetro di applicazione normativo. 

Si assiste quindi, almeno per adesso ad una biforcazione di inquadramento a cui gli operatori del settore dovranno fare molta attenzione. 

Ciò premesso, secondo le indicazioni fornite dallo IAP, la comunicazione pubblicitaria relativa alle attività basate su crypto-asset dovrà attenersi alle seguenti regole (e ciò vale anche per gli NFT): 

1.Informazioni chiare, complete, accurate e aggiornate che consentano di individuare  “la natura dell’operazione, chiarendo se la stessa sia finanziaria, gli specifici rischi associati all’operazione e il relativo costo in termini di commissioni e/o tassi di interesse passivi” (art. 27 Codice) 

2.I destinatari non devono essere minori neppure indirettamente

3.Il linguaggio adottato deve essere comprensibile anche a un pubblico non dotato di competenze specifiche

4.Obbligo di individuazione univoca del soggetto proponente

5.La  finalità di investimento  deve esporre il rischio di perdita e deve essere chiaramente distinta dalla  finalità di acquisizione di servizi (utility token)

6.Se la proposta d’investimento non è soggetta alla normativa in materia di prodotti e servizi finanziari/bancari, diventa obbligatorio indicare “la  minore tutela del consumatore e l’eventuale assenza di poteri di supervisione e controllo per le Autorità di Vigilanza

7.Andrà indicato espressamente il  periodo di validità 

8.Il messaggio non dovrà creare l’urgenza di concretizzare l’investimento evitando inoltre di creare aspettative false o sproporzionate

9.Dovranno essere espressi i rischi secondo frasi che indichino la possibilità di perdere l’intero importo investito e che indichino che le cripto attività non sono regolamentate 

10.Il riferimento ai rendimenti ottenuti dovrà essere “calcolato su periodi rappresentativi in relazione alla particolare natura degli investimenti”

Giovanni Brancalion Spadon

Giovanni Brancalion Spadon

Nato a Venezia, ha studiato presso l’Università di Bologna e presso l’UCLA California, è iscritto all’Albo Avvocati di Venezia dal 2004. Dopo la laurea ha conseguito un master in Diritto delle Nuove Tecnologie, uno in Diritto Ambientale e uno in Diritto d’Autore e dello spettacolo e si è specializzato in Blockchain Technologies presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston. Docente presso la Business School dell’Università Ca’Foscari di Venezia, collabora con istituti di formazione per le materie connesse al diritto delle nuove tecnologie, alla privacy e alla blockchain e relative applicazioni, all’amministrazione digitale; è consulente di P.A. per la digitalizzazione e l'adeguamento GDPR. Socio fondatore di Porto4, è dedicato principalmente ai programmi 4ANALYSIS - analisi strategica d'Impresa, 4 GDPR  e 4FORMAZIONE - per la diffusione della cultura legale nelle imprese. Da oltre 15 anni opera nel diritto delle nuove tecnologie, industriale, d’autore e societario. E’ interessato ai processi d’innovazione in ogni ambito, appassionato d’arte contemporanea e insegna teatro.