Nell’attesa della tanto agognata entrata in vigore del Mica, gli operatori del settore crypto scontano le conseguenze di una non corretta e coordinata regolamentazione che valorizzi il respiro internazionale e dematerializzato dei crypto-asset.
Intercettando questa esigenza, sempre più pressante e secondo le modalità regolamentari proprie, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) ha modificato l’art. 27 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, estendendolo alla categoria dei crypto-asset.
Ma cos’è l’IAP?
È un’organizzazione italiana senza scopo di lucro, fondata nel 1966, che ha come obiettivo principale la tutela dei consumatori nella comunicazione pubblicitaria.
L’IAP è un’istituzione che si basa sulla volontarietà delle aziende ad aderirvi e a rispettare le norme etiche e le regole di condotta previste dal Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, che costituiscono lo strumento principale di autodisciplina del settore pubblicitario italiano.
L’art. 27 relativo alle “operazioni finanziarie e immobiliari” dal prossimo 23 marzo indicherà alcune regole specifiche per la corretta pubblicità delle cripto-attività, quali gli obblighi informativi e di chiarezza del messaggio pubblicitario, con particolare attenzione all’elevato grado di rischio finanziario o il pericolo di frodi.
L’intervento dello IAP è teso a colmare un vuoto normativo lasciato dai tempi necessari per la conclusione del percorso normativo del Regolamento europeo sulle cripto attività (c.d. “Regolamento Mica”), che diventerà applicabile a partire dal 2024.
Inserendo quindi i crypto-asset nell’articolo 27 del Codice, lo IAP si è assunto la responsabilità di regolamentare tutti i servizi e i prodotti relativi all’interscambio o la valorizzazione di crypto-asset come “operazioni finanziarie”, proponendo così un’interpretazione prudenziale ed estensiva del dettato normativo del Mica. In quest’ultimo infatti gli NFT, a meno di modifiche dell’ultimo minuto del testo del Regolamento, non assumono un chiaro e sicuro inserimento nel perimetro di applicazione normativo.
Si assiste quindi, almeno per adesso ad una biforcazione di inquadramento a cui gli operatori del settore dovranno fare molta attenzione.
Ciò premesso, secondo le indicazioni fornite dallo IAP, la comunicazione pubblicitaria relativa alle attività basate su crypto-asset dovrà attenersi alle seguenti regole (e ciò vale anche per gli NFT):
1.Informazioni chiare, complete, accurate e aggiornate che consentano di individuare “la natura dell’operazione, chiarendo se la stessa sia finanziaria, gli specifici rischi associati all’operazione e il relativo costo in termini di commissioni e/o tassi di interesse passivi” (art. 27 Codice)
2.I destinatari non devono essere minori neppure indirettamente
3.Il linguaggio adottato deve essere comprensibile anche a un pubblico non dotato di competenze specifiche
4.Obbligo di individuazione univoca del soggetto proponente
5.La finalità di investimento deve esporre il rischio di perdita e deve essere chiaramente distinta dalla finalità di acquisizione di servizi (utility token)
6.Se la proposta d’investimento non è soggetta alla normativa in materia di prodotti e servizi finanziari/bancari, diventa obbligatorio indicare “la minore tutela del consumatore e l’eventuale assenza di poteri di supervisione e controllo per le Autorità di Vigilanza”
7.Andrà indicato espressamente il periodo di validità
8.Il messaggio non dovrà creare l’urgenza di concretizzare l’investimento evitando inoltre di creare aspettative false o sproporzionate
9.Dovranno essere espressi i rischi secondo frasi che indichino la possibilità di perdere l’intero importo investito e che indichino che le cripto attività non sono regolamentate
10.Il riferimento ai rendimenti ottenuti dovrà essere “calcolato su periodi rappresentativi in relazione alla particolare natura degli investimenti”